Passione nella brughiera

È opinione abbastanza unanime che un’opera artistica sia tanto più riuscita quanto più l’autore riesce a infondervi lo spirito e le idee che costituiscono la sua essenza più autentica. Questo principio vale in qualsiasi settore della produzione creativa dell’uomo: pittura, poesia, letteratura ecc. In ambito letterario, come ha giustamente sottolineato la collega Teresa Delia in una sua relazione, i vari personaggi di una certa opera possono essere considerati tante singole espressioni delle sfaccettature del carattere dell’autore, rintracciabili dall’astrologo grazie all’analisi del tema natale.Nella presente relazione esaminerò le figure delle sorelle Charlotte ed Emily Brontë, confrontando le loro opere più rappresentative, Jane Eyre e Cime tempestose, due capolavori della letteratura non solo inglese, ma di tutto il mondo.

Biografia delle sorelle Brontë
La maggiore fra le due, Charlotte, nacque a Thornton, nello Yorkshire, il 21 aprile 1816, terza di sei figli (Maria, Elizabeth, Charlotte, Patrick Branwell, Emily e Anne). I genitori erano Patrick, un pastore protestante di origine irlandese, e Maria Branwell, nativa del Galles 1. È interessante notare come il cognome originale del padre sia incerto (Prunty, Brunty, Bruntee) e che probabilmente egli lo cambiò in onore del suo eroe Nelson, nominato duca di Bronte nel 1799. Un po’ di calore siciliano2 nella fredda campagna inglese!

Ma di solarità nella vita della famiglia Brontë ce ne fu ben poca… Il 15 settembre 1821 la madre Maria muore di cancro, lasciando sei orfani di cui si prende cura la sorella Elizabeth Branwell, metodista convinta3. Per fortuna, non ci fu solo questa rigida impronta nell’infanzia dei piccoli Brontë; essi, infatti, ebbero l’opportunità di crescere in mezzo alla natura selvaggia delle brughiere dello Yorkshire, assaporando un’inebriante sensazione di libertà.
Nel 1824 Maria, Elizabeth, Charlotte ed Emily furono mandate dal padre in un pensionato per figlie di pastori poveri: il freddo, la dura disciplina e la scarsità di cibo di quello che di fatto era un collegio-prigione provocarono la morte delle prime due ragazze e minarono per sempre la salute delle altre due. Nel giro di un anno Maria ed Elizabeth si ammalano e muoiono di tubercolosi. Charlotte ed Emily vengono ritirate dalla scuola.
Nel 1826 il reverendo Brontë regala a Branwell una scatola di soldatini di legno. I ragazzi se li dividono e inventano storie che li vedono come protagonisti. Nascono così le saghe di Angria, a cui lavorano Charlotte e Branwell, e di Gondal, per cui scrivono Emily ed Anne. Sono cicli epici che si ispirano agli avvenimenti storici e politici del tempo, raccontano fosche avventure di passioni, tradimenti e vendette, e hanno come protagonisti eroi tenebrosi e fatali. Emily e Anne continuano a scrivere per Gondal anche in età adulta4, mentre Charlotte e Branwell abbandonano il mondo di Angria molto tempo prima. All’inizio degli anni Trenta Branwell, considerato il più dotato della famiglia, viene mandato a Londra per studiare pittura alla Royal Academy, ma delude ogni speranza. Ritorna a casa senza aver mai frequentato la scuola e dopo aver sperperato il denaro nelle taverne della capitale. In seguito, a causa di ulteriori fallimenti, il ragazzo comincia a ricorrere all’oppio e all’alcool. Nel 1842, per migliorare la conoscenza del francese, Charlotte ed Emily si recano a Bruxelles, dove soggiornano al Pensionato Heger. Ma poco tempo dopo muore la zia Elizabeth Branwell e le ragazze vengono richiamate a casa. Le sorelle vorrebbero aprire una scuola privata, ma il progetto non va in porto per mancanza di iscrizioni. Anne lavora come istitutrice presso la famiglia Robinson e Branwell è precettore dell’unico figlio maschio. Nel giugno del 1845 Anne lascia improvvisamente il lavoro e, un mese dopo, Branwell viene cacciato con ignominia a causa di una relazione con la signora Robinson, scoperta dal marito. Da questo momento fino alla sua morte, Branwell sarà fonte di angoscia e preoccupazione per la famiglia.

Nell’autunno dello stesso anno Charlotte trova per caso un quaderno di poesie di Emily e ne rimane folgorata. Sono poesie intense, vibranti, meritano di essere conosciute. Emily dà il consenso a pubblicarle insieme a quelle delle sorelle solo a patto che si usino degli pseudonimi. Nel maggio 1846 esce il volumetto Poesie di Currer, Ellis ed Acton Bell, che si rivela un fallimento: in effetti, ne vengono vendute solo due copie! Ma Charlotte non si scoraggia e spedisce ad alcuni editori i manoscritti dei romanzi scritti da lei e dalle sorelle, usando sempre gli stessi pseudonimi. Cime Tempestose di Emily e Agnes Grey di Anne vengono accettati, mentre Il professore di Charlotte non ha la stessa fortuna. Charlotte persevera e di getto scrive Jane Eyre, che viene infine pubblicato. I romanzi hanno successo, ma suscitano anche scandalo: Cime Tempestose viene giudicato “perverso”, Jane Eyre “eccessivamente passionale e anticonformista”. Nel 1848 Anne pubblica il suo secondo romanzo L’affittuaria di Wildfell Hall, che suscita le stesse critiche. Nel medesimo anno, per smentire le voci che Currer, Ellis ed Acton Bell siano una sola persona, Charlotte e Anne vanno a Londra dall’editore Smith e gli rivelano la loro vera identità.

Frattanto in casa Brontë la situazione già grave di Branwell precipita. Il suo fisico, distrutto dall’oppio e dall’alcool, non ce la fa più a combattere e il ragazzo muore di tisi il 24 settembre 1848. Al suo funerale Emily prende freddo e si ammala. Sembra una semplice influenza, ma poi compaiono dei sintomi molto preoccupanti: tosse insistente, affanno, dolori al petto. Emily rifiuta di farsi ostinatamente di farsi curare, finché il 19 dicembre 1848 non si spegne nel salotto di casa. Subito dopo anche la salute di Anne comincia a peggiorare. Ogni cura si rivela inutile e Anne muore il 28 maggio 1849.

Charlotte scrive altri due romanzi, Shirley e Villette; si reca a Londra, dove frequenta il mondo letterario; conosce Thackeray, Dickens ed Elizabeth Gaskell, che sarà la sua futura biografa. Nel 1854 sposa Arthur Bell Nicholls, il curato del reverendo Brontë che la corteggiava da tempo. L’unione è serena, ma dura poco. Il 31 marzo 1855 Charlotte muore dopo aver dato alla luce il suo primogenito, a causa del parto, ma anche della tubercolosi che aveva già stroncato le sorelle.

Jane Eyre
Il romanzo è narrato in prima persona dalla protagonista, Jane Eyre. All’inizio del romanzo, Jane è una bambina di dieci anni accolta in casa di una zia materna dopo la morte dei genitori. Tuttavia la zia e i cugini la trattano malissimo, tanto da provocare la sua viva reazione. La zia, indispettita, decide di mandarla in una boarding school, dove vige una disciplina severissima e le condizioni di vita sono molto dure5. Molti bambini, fra cui la migliore amica di Jane6, muoiono di tubercolosi o tifo a causa di questa situazione. Tuttavia Jane è una ragazzina forte e non solo riesce a sopravvivere, ma anche a sfruttare al meglio le opportunità offerte dalla scuola, tanto da diventare in seguito insegnante nello stesso istituto. All’età di diciotto anni, Jane decide di ampliare i propri orizzonti e trova un impiego presso lo sfarzoso maniero di Thornfield Hall, di proprietà da secoli della famiglia Rochester. Sarà l’istitutrice di Adele, figlia naturale del misterioso signor Rochester. La vita di Jane scorre serena finché non incontra Rochester, un uomo cupo e sarcastico, molto più grande di lei. Rochester rimane molto colpito dalla personalità acuta e brillante di Jane; dopo alcune traversie e malgrado la differenza di ceto, i due decidono di sposarsi. Ma proprio sull’altare viene svelato il terribile segreto di Rochester: l’uomo è già sposato con Bertha Mason, una donna pazza che vive segregata nella soffitta di Thornfield, e quindi sta per diventare bigamo. Non ha mai divorziato da Bertha per la pietà che nutre per lei e perché non vuole abbandonarla al suo già triste destino. I sogni di Jane s’infrangono bruscamente di fronte a questa triste realtà. Benché Rochester giuri e spergiuri di amarla, e benché lei stessa lo ami, Jane decide di andarsene da Thornfield.
Sul punto di morire di stenti, Jane viene salvata dal pastore St John, che l’accoglie nella casa in cui vive con le sue due sorelle. Jane si riprende e scopre che i tre sono suoi cugini. Dopo aver ricevuto un’eredità inaspettata, Jane decide di dividerla con St John, Diana e Mary, per ripagarli della loro gentilezza e consentire a tutti e quattro di raggiungere finalmente l’indipendenza economica.
St John le propone di sposarlo e di partire insieme per l’India in veste di missionari, ma il ricordo di Rochester non abbandona mai Jane, che decide di rimanere in Inghilterra per non allontanarsi da quello che è, e resta il suo grande amore. Una notte, incalzata da St John riguardo al matrimonio, Jane “sente” una voce che la chiama disperatamente. È Rochester! Jane si precipita a Thornfield e scopre che la dimora è stata devastata da un incendio. Bertha Mason è morta, mentre Rochester è cieco e mutilato. Ma a Jane non importa: finalmente possono coronare il loro sogno d’amore! Il romanzo si chiude con il classico happy ending: il matrimonio dei due protagonisti e la prospettiva di una lunga vita insieme felici e contenti.

Cime tempestose
Il narratore è un gentiluomo di città, il signor Lockwood, che si reca a Thrushcross Grange, proprietà di Heathcliff. In visita a Wuthering Heights, proprietà vicina e dimora di Heathcliff, Lockwood è colpito sfavorevolmente dagli strani personaggi della casa, ma è costretto a passare la notte lì a causa di una bufera. Il suo non sarà un sonno sereno: a un certo punto, in effetti, il “fantasma” di una donna bussa alla sua finestra e gli chiede di entrare, gettandolo ovviamente nel panico! Poco dopo, Lockwood si ammala e durante la noiosa convalescenza si fa raccontare da Nelly Dean, la governante di Thrushcross Grange, le vicende di Wuthering Heights.

Il signor Earnshaw, il vecchio proprietario di Wuthering Heights, porta un orfano dalla pelle scura, Heathcliff, da Liverpool. All’inizio i figli di Earnshaw, Hindley e Catherine, detestano il ragazzo, ma con il passare del tempo Heathcliff conquista il cuore della ragazzina, suscitando il rancore del primo. Alla morte di Earnshaw, tre anni dopo, Hindley si sposa con Frances e diventa il capo dispotico di Wuthering Heights, obbligando Heathcliff a lavorare nei campi. Nonostante ciò, Heathcliff e Catherine rimangono molto legati. A causa di un piccolo incidente, Catherine è costretta a rimanere a Thrushcross Grange per alcune settimane, durante le quali si lega a Edgar Linton, primogenito della ricca famiglia Linton. Un anno dopo, Frances muore pochi mesi dopo aver dato alla luce Hareton, figlio di Hindley. Hindley, prostrato dalla perdita, si dà all’alcol. Circa due anni dopo, Catherine si fidanza con Edgar, pur confessando a Nelly di amare disperatamente Heathcliff. Il ragazzo sente solo una parte della confessione di Catherine, in cui lei pare disprezzarlo (in realtà è proprio il contrario!) e quindi decide di partire per cercare fortuna.

Edgar e Catherine si sposano, mentre Heathcliff ritorna tre anni dopo aver accumulato un’enorme fortuna. Paga i debiti di gioco di Hindley, acquista Wuthering Heights e sposa Isabella Linton, la sorella di Edgar, pur senza amarla. La sua cattiveria verso Isabella e Hareton, il figlio di Hindley, non conosce limiti. Incapace di conciliare l’amore per Heathcliff con la sua realtà di donna sposata, Catherine si ammala di dolore e muore partorendo una bambina, chiamata con il suo stesso nome ma soprannominata Cathy (per distinguerla dalla madre). Prima di morire, però, Catherine e Heathcliff si dichiarano il loro amore infinito ed eterno. Isabella fugge subito dopo il funerale di Catherine, dando alla luce un bambino, Linton. Nello stesso periodo Hindley muore e Heathcliff assume il controllo definitivo di Wuthering Heights. Alla morte di Isabella prende con sé Linton, suo figlio.

Quindici o sedici anni dopo Cathy visita casualmente Wuthering Heights dove incontra Linton e Hareton. Prova subito simpatia per il primo, nonostante sia malaticcio e viziato, e disprezza il secondo, abbrutito e ignorante. Heathcliff cerca di favorire l’unione tra Linton e Cathy, poiché alla morte di Edgar Linton, che sembra imminente, Trushcross Grange passerebbe a Linton. Poco dopo il matrimonio tra i due, muore Edgar Linton, padre di Catherine, seguito a poca distanza da Linton figlio di Heathcliff (il quale non mostra alcun dolore per la perdita del figlio, che di fatto ha sempre disprezzato). Heathcliff diventa il padrone assoluto non solo di Wuthering Heights, ma anche di Thrushcross Grange. Qui termina il racconto di Nelly Dean.

Mr Loockwood parte allora per Londra. Sette mesi dopo ritorna, ma non trova Nelly a Thrushcross Grange, bensì a Wuthering Heights. Si fa dunque raccontare l’ultima parte della storia.
Hareton, innamorato di Cathy, cerca di migliorare la propria condizione e di istruirsi, ma Cathy lo tratta in modo sprezzante. A poco a poco, tuttavia, l’antipatia si trasforma in un sincero affetto. Heathcliff, che potrebbe stroncare la loro relazione, confessa a Nelly di non aver più voglia e interesse a farlo. In effetti, appare sempre più isolato dal mondo circostante. A un certo punto inizia a vedere il fantasma di Catherine che vaga per la casa e chiede disperatamente di riunirsi con lei. Poco dopo viene trovato morto nel suo letto ed è sepolto con la sua amata Catherine. Cathy e Hareton decidono di sposarsi.

Il romanzo si conclude con Lockwood che visita la tomba dei due sventurati amanti, senza mettere bene a fuoco le proprie sensazioni (come del resto avviene in tutto il romanzo). Gli spiriti di Heathcliff e Catherine, finalmente liberi di amarsi, vagano per la brughiera tenendosi per mano.

Analisi dei personaggi

Il primo tratto che colpisce è che in entrambi i casi, pur con le dovute differenze, i protagonisti maschili sono eroi cupi, tenebrosi, tormentati. Rochester nasconde un terribile segreto, mentre Heathcliff rovina la vita a se stesso e a tutti coloro che lo circondano. La genesi di Heathcliff va ricercata senz’altro nel ciclo di Gondal7, mentre la figura di Rochester sembra in qualche modo riflettere il timore che la figura del reverendo Patrick incuteva alla figlia Charlotte. Ma, in entrambi i casi, direi che la figura del fratello Branwell [26/06/1817, Yorkshire, ora sconosciuta. Il tema natale è domificato per le 12] abbia in qualche modo inciso sulla nascita di questi personaggi letterari, ipotesi del resto avanzata anche da alcuni critici: vediamo se l’analisi dei temi natali la conferma oppure no.

Cominciamo proprio dal suo tema… Oggi conosciamo Branwell solo grazie alla fama delle sorelle, ma in effetti non era privo di un certo talento, anzi: in famiglia era considerato il più dotato di tutti, le sorelle lo ammiravano profondamente e tutti lo viziavano. Branwell era nato a Thornton il 26 giugno 1817. Di lui manca l’ora di nascita, quindi non si può dire se la Luna cada in Scorpione o in Sagittario, ma sulla base di alcune note biografiche è possibile avanzare qualche ipotesi.

Unico maschio della famiglia Brontë, fin da piccolo Branwell aveva mostrato un carattere complesso. Solitario, di carattere cupo e taciturno, già dall’adolescenza aveva manifestato gravi disturbi psicologici, abbandonandosi a scatti d’ira e di violenza8.
Sulla base di questa descrizione, si potrebbe ipotizzare una Luna a fine Scorpione in larga congiunzione a Giove e opposta a Venere9: essa spiegherebbe gli eccessi e la cupezza del suo carattere, ma anche i vuoti affettivi dovuti alla perdita della madre, così importante per un Cancro. La presunta relazione con la signora Robinson10, più anziana di lui di vent’anni, andrebbe letta come la ricerca di una vice mamma, il desiderio impossibile di colmare un vuoto incolmabile. Ma la Luna in Scorpione, unita a Mercurio in Gemelli, spiegherebbe anche il carattere geniale di Branwell, l’ingegno vivissimo, la fervida immaginazione, il grande talento per ogni attività creativa, che suscitarono l’entusiasmo di tutta la famiglia e spinsero il padre e le sorelle a riporre grandi aspettative in lui. Purtroppo tutto questo talento non era accompagnato da costanza e forza di carattere: lusingato dalla stima dei familiari, ma incapace di dimostrare con i fatti di meritare tutta la fiducia accordatagli, Branwell si rifugiò sempre di più nell’alcol e nell’oppio, fino a morire quasi pazzo nella dimora paterna il 24 settembre 1848.

Da un punto di vista astrologico, tali aspetti di genio e sregolatezza sono rintracciabili nella posizione di Nettuno e Plutone, che nel suo tema appaiono molto stimolati:
Nettuno infatti è opposto a Mercurio, quadrato a Plutone e trigono a Marte; Plutone è sestile a Venere, forse trigono alla Luna e quadrato a Nettuno. Per quanto riguarda l’incapacità di portare a termine un’opera, di tradurre in pratica le proprie idee geniali, risulta lampante quanto scritto da Lisa Morpurgo a proposito dell’opposizione Mercurio-Urano: “Gli aspetti negativi tra Mercurio e Urano sembrano ledere quasi esclusivamente le manifestazioni or ora descritte, ossia rendono il soggetto poco pragmatico, poco interessato alla realizzazione pratica e utilitaria di ciò che l’intelletto gli propone. Aggiungiamo che quadrati e opposizioni Urano-Mercurio non limitano affatto l’intelligenza pura, ma semmai la rendono incapace di agire in vista del proprio vantaggio11”. Quanto all’opposizione Mercurio-Nettuno, anch’essa non influisce sull’intelligenza, ma insinua una nota d’irrequietezza e di malcontento generalizzato nella vita del soggetto12. Inoltre, Nettuno così leso è sicuramente responsabile della dipendenza da alcol e droghe, che porterà Branwell a una morte precoce. In tale contesto, il trigono con Marte non è affatto positivo, poiché aggiunge una nota di aggressività13 nell’irrequietezza sopra descritta, rafforzata dal fatto che Marte si trova in uno dei suoi domicili.

Dopo aver analizzato il carattere di Branwell, veniamo ora a Charlotte ed Emily. Il primo elemento che balza agli occhi è che i loro temi presentano alcuni aspetti in comune degni di rilievo. In entrambi i casi, il Sole è in 8a casa, opposto a Giove e sestile a Marte nel caso della prima, isolato nel caso della seconda. Charlotte nutriva una sorta di venerazione mista a timore nei confronti del padre, mentre Emily aveva un atteggiamento molto più distaccato nei confronti del genitore, come sottolinea Ginevra Bompiani nel suo saggio14. Vi è quindi un primo elemento di plutonicità nel tema legato alla posizione del Sole. Ma, altro elemento saliente, nel tema di entrambe le sorelle Plutone si presenta soltanto leso, come del resto Giove. La struttura caratteriale delle sorelle è dunque di stampo plutoniano (nel caso di Charlotte, anche Mercurio è in 8a casa), ma viste le lesioni del pianeta è una plutonicità sofferta, in cui prevale il lato distruttivo anziché quello costruttivo. In entrambi i casi, inoltre, c’è un pianeta lento in casa IV, a indicare l’importanza della famiglia nella vita delle sorelle Brontë. Si nota un’interessante specularità: nel tema di Charlotte, Nettuno in IV casa è quadrato a Plutone in VII casa, mentre nel caso di Emily Plutone in IV casa è quadrato a Nettuno in I casa.
Questi tre rappresentanti della famiglia Brontë paiono dunque profondamente segnati dai pianeti Nettuno e Plutone: i valori di arte e creatività sono portati a livelli altissimi, ma il rovescio della medaglia è una vita tormentata e una morte precoce. È interessante notare come nel tema di Charlotte, la più intraprendente fra i tre, gli avvenimenti salienti coincidano con transiti significativi di Plutone: nel 1846, anno della pubblicazione delle poesie scritte da lei e dalle sorelle, Plutone era congiunto a Mercurio, che non soltanto simboleggia i fratelli, ma che nel suo tema è signore della decima casa. Nel giorno della sua morte, il 31 marzo 1855, Plutone è congiunto al grado al Sole e Marte è appena entrato in casa ottava: nel tema radix, Marte e Plutone signori della casa ottava sono quadrati fra di loro. In tale contesto, la casa ottava ha estrinsecato in pieno la sua simbologia di morte!
Analizziamo ora il rapporto di Charlotte ed Emily con il fratello. Un primo elemento balza agli occhi: Charlotte ed Emily presentano Mercurio in un segno di Fuoco in trigono a Urano, mentre Branwell ha Mercurio in Gemelli opposto a Urano! Per Charlotte ed Emily, il rapporto tra fratelli è positivo, dinamico, stimolante: in effetti, sarà grazie a Charlotte che Emily vedrà pubblicato il suo capolavoro e, viceversa, fu leggendo le poesie di Emily che Charlotte ricevette l’impulso decisivo a cercare un editore, per far pubblicare delle opere che, a suo giudizio, erano troppo belle per rimanere nell’oblio. Ma se analizziamo la terza casa di Charlotte, ecco che spunta la figura di Branwell: la casa terza cade in Scorpione e i due signori del segno, come abbiamo visto, sono quadrati fra di loro. Lo Scorpione risulta quindi destrutturato, privato delle sue componenti di forza e ridotto ai suoi aspetti meno piacevoli: ricordiamo che, fra le altre cose, Branwell era descritto come una sorta di maniaco sessuale. Nel tema di Emily, la casa terza cade in Aquario, il cui signore, Urano, ha un ruolo decisivo nel suo tema nell’ambito del rapporto con il maschile e la sessualità.
Ma diamo un’occhiata più da vicino ai temi individuali delle sorelle Brontë…

Charlotte, nata il 21/04/1816 alle 14.41, a Thornton nello Yorkshire

Tema Charlotte Bronte

Alle pagine VIII e IX della prefazione a Jane Eyre, edizione Garzanti, leggiamo la seguente frase: “Caratterizzata fin da giovane da uno spiccato senso materno […] Charlotte ebbe sempre un atteggiamento protettivo nei confronti di Emily e Anne, tanto più fragili di lei, dimostrando anche uno spirito pratico che mancava del tutto alle sorelle. Aspetti, questi, che si legano a una vena “buona”, domestica, decorosa, morale, perfino compunta, che risalta, ad attenuazione dell’altra componente dionisiaca della sua personalità, nei suoi stessi libri, dove, se anche si attraversa il territorio dell’illecito, è sempre per ritornare alla composizione delle forze in campo, al riordino, magari forzando gli eventi (con effetti tendenti prevalentemente al melodrammatico)”. Senza saperlo, chi ha curato l’introduzione ha fatto una sintesi perfetta delle componenti astrologiche presenti nel tema di Charlotte Brontë.
Da brava Toro ascendente Vergine, Charlotte era la più pragmatica fra le sorelle Brontë (inclusa Anne). Fu lei a promuovere la realizzazione del sogno adolescenziale di veder consegnate alla storia le loro opere; fu lei a trattare con gli editori, escogitando uno stratagemma (pseudonimi maschili) che favorisse la pubblicazione delle poesie e dei romanzi. Ma, al tempo stesso, anche in lei c’era la componente plutoniana di cui abbiamo parlato in precedenza, la stessa componente che spicca nel tema di Branwell e che emergerà di nuovo, con forza anche maggiore, nel tema di Emily.

Emily, nata il 30/07/1818 alle 14.49, a Thornton nello Yorkshire

Tema Emily Bronte

Nel tema di quest’ultima, infatti, la combinazione Sole Leone – ascendente Scorpione e la Luna in ottava casa esaspera al massimo i toni. Nel suo mondo ideale, come detto in precedenza, non esiste pace o tenerezza, ma solo passioni violente, sentimenti feroci e implacabili. “Io sono Heathcliff” dice Catherine nel momento culminante del romanzo, e in questa frase c’è tutta l’essenza di un amore plutoniano. L’incapacità di conciliare i due affetti più profondi della sua vita, in definitiva le sue due anime, la porterà alla morte. Ma per quanto riguarda l’amore profondo e disperato fra Catherine e Heathcliff, c’è un altro elemento interessante da sottolineare. A questo proposito, cito ancora Ginevra Bompiani: “Poiché per l’uno e per l’altra trovare se stesso coincide col trovare l’altro, e l’identità che entrambi perseguono consiste nel trovare se stesso nell’altro. Quando Catherine muore Heathcliff grida: «Non posso vivere senza la mia vita! Non posso vivere senza la mia anima!» […] L’amore di Heathcliff e Catherine è demoniaco perché è pura e assoluta coincidenza, non l’unione temporale di due esseri umani distinti e armoniosi, ma la compenetrazione di due esseri che negano il tempo e lo spazio, perché non si possono condividere”. Alcuni critici hanno ipotizzato che il rapporto fra Catherine e Heathcliff sia la trasposizione letteraria dell’amore incestuoso, proibito e senza speranza nutrito da Emily per il fratello Branwell. Alcuni elementi del suo tema autorizzano a considerare plausibile tale ipotesi.
Osserviamo come si presenta Venere, pianeta dell’amore, nel tema di Emily: è in Vergine, congiunta a Marte, opposta a Saturno e quadrata a Urano. Un sestile largo con la Luna non basta a compensare lesioni così pesanti. Nel famoso quadro dipinto da Branwell nel 1834, in cui compaiono le sue tre sorelle, vediamo come Emily sia quella dai tratti più mascolini. Inoltre, gli abitanti del villaggio in cui vivevano i Brontë dicevano che si comportava come un uomo. Le lesioni di Urano a Marte e Venere avvalorano l’ipotesi di un’identità sessuale quantomeno ambigua. Come abbiamo visto in precedenza, nel tema di Emily la casa terza cade in Aquario, il cui signore è guarda caso Urano! Vista la struttura del tema di entrambi, è quasi certo che nel rapporto fra Emily e Branwell non ci sia mai stata una componente fisica, ma resta il fatto che il legame fra i due fu più stretto e intenso di quanto non accada di solito tra fratelli. Prova ne è il fatto che Emily si sia lasciata praticamente morire dopo aver perso l’amato fratello. Emily è una figura ricca di fascino, la più misteriosa fra le tre sorelle Brontë, coerentemente con le componenti scorpioniche del suo tema. Di lei si sa e si saprà sempre pochissimo, anche perché Charlotte, dopo la sua morte, distrusse ogni pagina privata che la riguardasse. Rimane solo il ritratto abbozzato da Charlotte stessa nella prefazione alla nuova edizione di Cime tempestose, uscita nel 1850: “Mia sorella non ebbe per natura un’indole socievole. Le circostanze favorirono e alimentarono un’inclinazione alla solitudine: tranne che per andare in chiesa o per fare una passeggiata sulle colline, ella raramente varcava la soglia di casa. Sebbene non nutrisse ostilità per la gente tra cui viveva, non cercò mai di stabilire rapporti con essa né, salvo pochissime eccezioni, ne ebbe mai eppure conosceva la gente: ne conosceva i costumi, il linguaggio, le storie di famiglia, ascoltava con interesse quello che si raccontava di questo e di quello, ne parlava con ricchezza di particolari, minuziosamente, con esattezza e accuratezza, ma raramente scambiava qualche parola con le persone”.

Sulla base di ciò che sappiamo della vita di Branwell e delle indicazioni presenti nei temi delle sue sorelle, possiamo senz’altro affermare che egli abbia avuto una certa influenza nella genesi dei personaggi di Rochester e Heathcliff. Grazie al potere di trasfigurazione dell’arte, Charlotte ed Emily hanno portato gli eccessi del fratello su un piano più alto, trasformando in eroe romantico e consegnando all’immortalità colui che nella realtà era un uomo privo di nerbo, drogato e alcolizzato.

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1 “Per molto tempo, dopo che si conobbe l’identità delle sorelle Brontë, e si seppe qualcosa del loro ambiente, andò di moda spiegare quel loro modo non inglese di trattare l’amore nei romanzi con il fatto che erano celtiche”. Grandi scrittrici, grandi letterate, p.216.

2 Bronte è una località in provincia di Catania, nota come la “città del pistacchio”. Nel cognome assunto dal reverendo Patrick, la dieresi sulla “e” finale indica che la vocale non è muta.

3 I principi educativi di quest’ultima erano ispirati al metodismo e si riassumono nella seguente frase: “Spezza in tempo la loro volontà, comincia questo lavoro prima che possano correre da soli, prima che possano esprimersi chiaramente, forse addirittura prima che possano parlare. Per pena che costi, spezza la volontà, se non vuoi che il bimbo sia dannato. Che un bimbo, da un anno in su, impari a temere la verga e a piangere piano; da quell’età in poi, fa’ che ubbidisca, anche a costo di frustarlo dieci volte di seguito per renderlo docile”.

4 “Le ultime poesie gondaliane furono scritte nella stessa epoca in cui Emily Brontë lavorava al suo romanzo (1845-46)”, Lo spazio narrante, p.66.

5 La tetra Lowood School e la tirannica figura del signor Brocklehurst sono certamente basate sui ricordi di Charlotte relativi al collegio-prigione.

6 La delicata, dolcissima Helen Burns è probabilmente la trasposizione letteraria di Mary, una delle sorelle maggiori di Charlotte, che effettivamente morì di tisi nella scuola in cui le mandò il padre.

7 “Gondal è un mondo duro e feroce. I personaggi si infliggono continui tormenti, si uccidono, si imprigionano e si dimenticano. L’amore non conosce tenerezza, ma solo rabbia e nostalgia. L’amicizia è un’illusione, la fedeltà insensata. Questa terra fantastica è imbrigliata dalle stesse leggi che, secondo l’autrice, governano la realtà umana”. Lo spazio narrante, p. 64.

8 Abbruttito da questi mali, spesso si lasciava andare a eccessi che terrorizzavano le sorelle, tanto che, pur amandolo, un giorno Emily lo definì un essere senza speranza.

9 Snello, di bassa statura, con un volto dai bei lineamenti (ma anche pieghe ai lati della bocca e labbra molli che lo involgarivano, segno evidente dell’intemperanza dovuta ai vizi ai quali era dedito, che nascondeva alla famiglia), espressione intelligente, capelli fulvi, carnagione rosea, colori tipici degli irlandesi , cordiale ed espansivo, dai modi galanti: questo il ritratto tracciato dalla scrittrice Elizabeth Gaskell nella sua biografia della famiglia Brontë.

10 A dir la verità, non è ben chiaro cosa sia successo realmente: forse non si trattava di un amore ricambiato, forse il sentimento era solo da parte di Branwell, forse lei lo aveva inizialmente incoraggiato e dopo si era tirata indietro.

11 La natura dei pianeti, p. 134.
12 La natura dei pianeti, p. 141.
13 La natura dei pianeti, p.211.
14 “Facendo del proprio protagonista un trovatello, la Brontë lo pose in quella stessa situazione di dipendenza ed estraneità, che ci è sembrata caratterizzare il suo rapporto con l’ambiente famigliare. Poiché Emily fu la sola della sua famiglia ad essere veramente orfana, a non aver creato cioè né col padre, né con la zia, né con la memoria della madre quei legami complessi e oscuri che intessono l’inconscio infantile. Li stabilì invece, complessi e oscuri, con la famiglia immaginaria, con il mondo, intimo e irreale, nel quale si sentiva a casa.” Lo spazio narrante, p.73.